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martedì 12 aprile 2011

I fratelli Induno- Domenico e Gerolomo

Il richiamo di Garibaldi di Domenico Induno 1854




Girolamo Induno (1827-1890) La filatrice- The spinner - Die Spinnerin- La filandière
(Genova.Galleria d'Arte Moderna)




I fratelli Induno
Domenico e Gerolamo Induno


La corrente dei macchiaioli é del tutto Made in Italy. Si può dire che essa costituisca la variante pittorica del Verismo, movimento letterario di cui, sicuramente, ricorderemo Giovanni Verga con i suoi Rosso Malpelo, I Malavoglia e la Storia di una Capinera.

Il leitmotiv dei Macchiaioli era il Patriottismo tradotto in paesaggi a campo aperto, vedute di campagna, in cui il punto non esisteva, ma solo macchie di colore.

Questo approccio all’arte nacque in Toscana, tra l’altro il primo stato a credere nell’Italia unita e la culla della Lingua Italiana, dove si stavano rifugiando, man mano, tutti i patrioti lombardi, tra i quali D. Induno.

Domenico Induno (Milano 1815 – 1878), fortemente influenzato dall’espressività romantica dei dipinti del contemporaneo F. Hayez, sull’onda degli eventi risorgimentali, dipinse un quadro che intitolò “Il Richiamo di Garibaldi” (42,4x53cm – olio su tela – 1854 – Collezione Bentivegna).



I personaggi di questa composizione molto semplice, basata su giochi di diagonali, spiccano sullo sfondo impolverato grazie alla sapiente calibratezza tra colori vividi e puri, quelli del Tricolore. E’una scena famigliare di donne e bambini che restano a casa e di uomini che partono in guerra.

Il quadro costituisce uno spaccato sulla vita dell’Italiano medio del tempo.

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Gerolamo Induno Milano, 13 dicembre 1825 – 18 dicembre 1890) è stato un pittore e patriota italiano.

Fratello minore di Domenico, frequenta l’Accademia di Brera dove, dal 1839 al 1846 è allievo di Luigi Sabatelli.
A Firenze si arruola come volontario sotto il comando del generale Giacomo Medici, con il quale partecipa alla difesa di Roma, assediata dai francesi, ed esegue numerosi schizzi e riprese dal vero.
Arruolatosi nelle file garibaldine si conferma definitivamente quale interprete ufficiale dell’epopea risorgimentale, sia per le tematiche di carattere ufficiale sia per quelle in cui il motivo patriottico declina nei modi della pittura di genere .



Dal 1854 al 1855 partecipa alla campagna di Crimea nel corpo dei bersaglieri di Alessandro La Marmora e, in qualità di pittore-soldato, esegue disegni, studi e resoconti per immagini che al ritorno in patria utilizza per quadri molto apprezzati dalla critica e dal pubblico per i sentimenti patriottici espressi (La battaglia della Cernaia, commissionato da Vittorio Emanuele II).

Alla fine del decennio il clima di inquietudine e di instabilità di quel momento storico, influenza il suo modo di dipingere, che predilige soggetti di gusto neosettecentesco, molto richiesti dalla committenza, realizzati con una pennellata quasi virtuosistica.

Nel 1855 partecipa insieme al fratello all’Esposizione Universale di Parigi dove ottiene l’ammirazione della critica; a Milano e a Firenze espone opere esemplicative della sua versatilità, dal ritratto alla veduta, al tema di genere.

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